Stampa 2020
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​Nuova indagine dell’ufficio studi confederale: passaggio generazionale fase cruciale per l’impresa

L’Ufficio Studi di Confartigianato ha effettuato un nuovo studio concentrando l’attenzione sul contesto demografico italiano e sulle difficoltà legate al passaggio generazionale in azienda. L’indagine mette in luce una diminuzione di popolazione residente, iniziata nel 2015, accompagnata da un costante aumento dell’età media. Questo fenomeno si riflette anche sugli imprenditori: in Italia il 19,3% degli imprenditori e lavoratori autonomi con dipendenti ha 60 anni e più, 2,6 punti in più rispetto alla media dell’Unione europea. Chiarisce il segretario di Confartigianato di Forlì Marco Valenti “il dato desta preoccupazione soprattutto perché nel nostro Paese la presenza di imprese familiari è elevata: i tre quarti (75,2%) delle imprese con 3 e più addetti è rappresentato, infatti, da realtà controllate da un individuo o da una famiglia, il cui peso è direttamente correlato con la dimensione: tocca il massimo di 78,2% tra le micro imprese con 3-9 addetti e il minimo di 32,8% tra le imprese più grandi con 500 addetti o più.” L’8,8% delle imprese familiari è già stata interessata dal passaggio generazionale nel periodo 2013-2018 (il 4% nei 3 anni tra 2013 e 2015 e il 4,8% nei 3 anni tra 2016 e 2018) mentre per l’11,8% è terminato o sarà possibile nei 5 anni successivi alla rilevazione, tra 2019 e 2023, con un ritmo di 42 passaggi al giorno di aziende, tra generazioni di imprenditori. Continua Valenti “il passaggio generazionale rappresenta un cambiamento delicato: il 51,3% delle imprese controllate da persona fisica o famiglia segnala la presenza di fattori di ostacolo, tra i quali prevalgono le difficoltà burocratiche, legislative, fiscali (16,9%), le difficoltà nel trasferire competenze e contatti con clienti e fornitori (14%) e difficoltà economiche e/o finanziarie (13,5%); più contenuti i conflitti familiari (4,6%) mentre l’assenza di eredi o successori interessati o qualificati si rileva nel 16,9% dei casi.” La presenza di fattori di ostacolo al passaggio generazionale è particolarmente accentuata in Friuli-Venezia Giulia e Veneto (57,2% delle imprese); seguono Provincia Autonoma di Trento (54,3%), Marche (54,2%) ed Emilia-Romagna (53,4%), realtà in cui la piccola impresa è particolarmente diffusa. Anche la presenza di fattori di ostacolo è correlata con la dimensione: sono segnalati dalla metà (51,8%) delle micro imprese con 3-9 addetti mentre solo da un quarto (24,2%) delle imprese più grandi con 500 addetti ed oltre. Eppure la continuità imprenditoriale potrebbe costituire una risposta alla minore domanda di lavoro: dato confermato dalle minori difficoltà riscontrate nel passaggio generazionale in Calabria, Campania e Sicilia, proprio le tre regioni dove è più alto il tasso di disoccupazione. Tra le imprese che hanno affrontato un passaggio generazionale nei 7 anni tra 2013 e 2019 è netta la continuità imprenditoriale in termini di proprietà: il 93,1% dei passaggi vede il mantenimento e rafforzamento del controllo della famiglia proprietaria o controllante (73,3% di mantenimento del ruolo e 19,8% rafforzamento) mentre il restante 6,9% registra una riduzione del controllo della famiglia o addirittura la perdita (3,9% di riduzione del ruolo e 3% di perdita).