Stampa 2020
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​Strutture per anziani e maltrattamenti. Quali soluzioni?

Il triste fenomeno dei maltrattamenti ai danni di anziani ospitati in strutture è ormai noto, manifestandosi con dimensioni e rilevanza molto frequenti. Abusi fisici e anche psicologici, che colpiscono chi è impossibilitato a difendersi. Per quanto si sia sollevato il velo su questa scottante questione, non è ancora correttamente conosciuta la dimensione reale del fenomeno, sia per la reticenza di chi dirige le strutture, sia per il silenzio che gli stessi ospiti mantengono per paura di ritorsioni o nuovi abusi. Senza sottostimare che, in molti dei casi emersi, il personale coinvolto era privo di una specifica qualifica, oltre che manifestamente ostile nei confronti dei pazienti, fenomeno definibile come gerontofobia, avversione per le persone anziane. Il lockdown ha acuito il rischio per gli anziani nelle strutture, per l’impossibilità di ricevere le visite dei familiari. Il Cupla (Coordinamento Unitario dei Pensionati del Lavoro Autonomo) interviene sul tema per sensibilizzare come, nel nostro paese, il fenomeno emerga solo in occasione di fatti di cronaca eclatanti, o a seguito di controlli da parte delle forze dell’ordine in cui si rilevano gravi carenze assistenziali o maltrattamenti. Affinché questi eventi non si ripetano è indispensabile un piano nazionale di controllo efficace nonché una maggiore conoscenza del sistema. Per Cupla devono essere individuate leggi che disciplinino in modo chiaro l’apertura e la gestione delle strutture di accoglienza, in particolare le “case famiglia”, che in questi anni, per sopperire alla mancanza di posti disponibili in strutture pubbliche e RSA, sono cresciute in maniera significativa, moltiplicazione legata alla grande richiesta di posti per il forte aumento della popolazione over 65enne.Cupla evidenzia, infine, che qualche intervento per prevenire le violenze o limitarne i casi è applicabile, come è stato fatto in altri paesi, tra cui la Spagna, in cui è stato istituito un ente nazionale responsabile per il “controllo qualità” delle residenze per anziani, inserendo figure professionali, come il personale medico.